Reincarnazione e Cristianesimo.
La reincarnazione è la rinascita dell’anima che dopo la morte fisica, trascorso un periodo più o meno lungo durante il quale si purifica e si rigenera, si reincarna in un altro corpo. Il suo scopo è quello di permettere alle anime di crescere grazie ogni volta ad esperienze diverse e raggiungere così un livello superiore di sviluppo spirituale.
Spesso si tende ad associare la reincarnazione solo al buddhismo , all’induismo e alle religioni indiane in generale in quanto ne costituisce uno degli elementi cardine, in realtà se ne parla anche nei credi di alcune tribù africane, degli indiani d’America, così come degli aborigeni australiani. Non ultimo, l’idea di reincarnazione era accettata anche dagli ebrei e dai primi cristiani.
Numerosi sono infatti i passi del Vangelo in cui si parla di reincarnazione.
Eccone alcuni esempi:
- nel Vangelo di Matteo, parlando del profeta Elia, Gesù dice: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto (Matteo XVII, 12,13)
- nel Vangelo di Giovanni Gesù dice a Nicodemo: In verità, in verità ti dico che se uno non nascerà di nuovo non può vedere il regno di Dio. E alla domanda di Nicodemo Come può un uomo rinascere quando è già vecchio? Può forse rientrare nel grembo della madre per essere rigenerato? Gesù rispose Non ti meravigliare se ti ho detto: bisogna che voi siate generati di nuovo (Giovanni III, 3,6)
- nel Vangelo di Matteo si racconta di come Gesù chiese ai suoi discepoli: Gli uomini, chi dicono che io sia? e i discepoli gli risposero: Alcuni dicono che tu sei Giovanni Battista, altri Elia e altri ancora Geremia o uno dei profeti. (Matteo XIII, 16,23). Insomma, tutte persone morte, il che sottintende che Gesù sarebbe stato la reincarnazione della loro anima.
Questi sono solo alcuni esempi di passi dei Vangeli in cui si sottintende alla reincarnazione dell’anima. Reincarnazione di cui parlano anche numerosi padri della Chiesa cristiana dei primi anni.
Origene sostiene nei suoi scritti che ogni anima viene in questo mondo rafforzata dalle vittorie o indebolita dalle sconfitte della sua vita passata.
S. Agostino invece, nel testo delle Confessioni, scriveva Prima di quella vita, o Dio della mia gioia, io esistevo già in qualche altro luogo o altro corpo.
E allora perché nel cristianesimo di oggi non si parla più di reincarnazione?
Il tutto ha iniziato a cambiare quando il cristianesimo, con Costantino, divenne religione di stato. Da quel momento, per diversificarla da altri riti, si mise da parte questo concetto parlando di una vita unica e di un al di là diviso in inferno, purgatorio e paradiso. Nel 533 con Giustiniano il concetto di reincarnazione fu bandito ufficialmente, ma è durante il Medioevo che la negazione della reincarnazione diventa più evidente. In quel periodo c’era bisogno di avere un controllo sempre maggiore sulle masse, controllo che veniva esercitato dalla Chiesa con la velata minaccia della dannazione eterna dopo la morte per chi non seguiva i dettami della religione.
Allo stesso modo la Chiesa, ricorrendo alla confessione con cui il sacerdote dà l’assoluzione dai peccati e quindi la possibilità di andare in paradiso e alla vendita delle indulgenze, molto diffusa in passato, ha acquistato sempre più potere, non solo a livello spirituale, ma anche politico e materiale. Tutto ciò è in netto contrasto con la teoria della reincarnazione in cui la persona ha la possibilità di salvarsi da sola, vita dopo vita.
La negazione della reincarnazione, quindi, non è tanto da ricercare in motivazioni di carattere spirituale del credo cristiano, quanto nella necessità di accrescere il potere della Chiesa. Con il passare dei secoli la nuova visione è diventata parte integrante della fede cristiana e ancora oggi, seppur in modo meno pressante, il cristianesimo continua ad essere incentrato sul vivere in modo integerrimo per poter poi accedere al paradiso e vivere nella beatitudine.
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